Milano-Cortina 2026: incredibile “non a norma” del PalaItalia per l’hockey su ghiaccio

Milano-Cortina 2026: incredibile “non a norma” del PalaItalia per l’hockey su ghiaccio

(daniele amadasi)  Dal fisiologico ritardo di costruzione del PalaItalia, il palasport olimpico di Milano-Cortina 2026 in corso di realizzazione nel quartiere Santa Giulia in zona Milano Rogoredo, rientrato in termini accettabili dopo l’accelerazione dei lavori a partire dalla scorsa estate, all’incredibile destabilizzante dichiarazione da parte del Coni della “non riscontrata messa a norma del nuovo palasport polifunzionale milanese per le attività di hockey su ghiaccio e basket a causa della mancanza delle condizioni minime di idoneità a livello di condizioni di visibilità degli spettatori”.

Superate le polemiche sul ritardo dei lavori e sull’incremento dei costi, lievitati dai 176 milioni di €uro agli attuali 246 milioni e con ulteriore possibilità massima di sforamento alla quota finale di 266 milioni di €uro con un extra costo complessivo variabile quindi dai 70 ai 90 milioni, l’opera del PalaItalia, in corso di realizzazione dalla società multinazionale tedesca Eventim, è riuscita ad essere già bocciata dal Coni, che l’ha definito in maniera inequivocabile “non rispondente agli standard degli impianti sportivi dal punto di vista del rispetto delle condizioni di visibilità degli spettatori di una partita di hockey su ghiaccio”.

Destinato ad ospitare proprio il torneo olimpico maschile di hockey su ghiaccio, il PalaItalia, che avrà una capienza di 16’000 posti, dovrà ricevere, in perfetto stile malcostume italico, una deroga speciale per poter ospitare, con logica diminuzione del numero massimo di spettatori, le gare olimpiche di hockey di Milano-Cortina di febbraio 2026, diventando poi a tutti gli effetti un palazzetto dello sport polifunzionale per concerti ed alcune manifestazioni sportive, includendo fra queste discipline il tennis (si parla di ospitare le edizioni del 2028, 2029 e 2030 delle ATP Finals ereditando il testimone da Torino, ndr) la pallavolo, ma non né l’hockey ghiaccio né il basket, per via della certificazione finale di realizzazione di tipo “silver” e non “gold” richiesto dalla FIBA (Federazione Internazionale Basketball) e recepito dalla nostrana FIP.

Rimandate le inevitabili polemiche ed i conseguenti processi, se non di natura mediatica con ulteriore screditamento della macchina olimpica italiana, ci si concentra per ora sulla speranza del rispetto dei tempi di consegna del PalaItalia finito e collaudato da parte del costruttore tedesco, evitando di arrivare alla querelle delle penali, ad oggi note dal punto di vista della ritardata consegna ma non del mancato rispetto degli standard qualitativi di una massima certificazione sportiva.

@ Riproduzione Riservata

About The Author

Related posts